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Competitive Data ha analizzato i bilanci delle prime 186 aziende del settore Telecomunicazioni per il triennio 2015-2017.

Il campione di aziende analizzato da Competitive Data è molto eterogeneo, ed include operatori attivi nelle varie fasi della filiera come, ad esempio, Italtel e Sielte (fornitori di apparati e servizi di rete), Inwit ed EI Towers (infrastrutture di rete), o Huawei, il cui ambito di attività spazia dagli apparati e servizi di rete alla vendita di dispositivi consumer, fino agli operatori TLC classici quali Telecom, Vodafone, Wind Tre, ecc.

Quest’ultimo, telefonia e dati, è un mercato il cui giro d’affari è stimato in 32,0 mld di euro nel 2017, e vede al suo interno operatori variamente diversificati sui servizi di rete mobile e/o fissa.

Rimangono fuori dal perimetro i contact center oggetto di un report dedicato.

Il settore delle telecomunicazioni, soprattutto negli ultimi anelli della filiera, è in forte trasformazione, impegnato nel passaggio dai tradizionali servizi di telefonia alla più ampia gamma dei servizi di telecomunicazione, fino a sfociare nei servizi digitali veri e propri.

L’introduzione e sviluppo di Cloud, Internet of Things, Big Data, Industria 4.0, Security, ecc., ha assottigliato i confini tra il settore delle telecomunicazioni e quello del software e servizi IT (leggi qui l’articolo sulle aziende di software e servizi IT https://monitoraitalia.it/software-servizi-it-aziende-2018/).

Il 2017 è stato il primo anno di piena attività per il Gruppo Wind Tre, nato da un accordo tra Wind Telecomunicazioni (Gruppo Veon) e 3 Italia (CK Hutchison Holdings).

 

RICAVI IN aumento, margini in calo

I ricavi complessivi registrano un aumento del +1,2%, con crescite abbastanza allineate tra le regioni del Nord Ovest (+1,4%), Centro e Nord Est entrambe con +1,1%, mentre risultano in flessione le regioni di Sud e Isole, -4,8%. Il Nord Ovest è anche l’area del Paese dove si concentrano quasi tutte le sedi legali degli operatori maggiori, e per tale motivo la sua incidenza sul totale è dell’83,8%

fatturato cumulato telecomunicazioni

 

EBITDA

L’analisi dell’ebitda ci restituisce una flessione del -1,3%, influenzata, com’è facile aspettarsi, dal -1,2% delle regioni del Nord Ovest. Di stesso segno, ma a due cifre, sono i risultati di Sud e Isole, -24,7%, e Nord Est, -29,7%, mentre si muovono in controtendenza le regioni del Centro, in  crescita del +6,4%.

 

classi di fatturato

Analizzando le performance delle aziende di telecomunicazioni per classe di fatturato verrebbe da commentare che “grande è meglio”. La crescita maggiore si ha infatti nel cluster di aziende con fatturato superiore a 50 milioni di euro (+1,7%), seguito con una crescita del +1,6% dal cluster di fatturato compreso tra 20 e 50 milioni di euro, ed infine chiudono in flessione del -16,7% le aziende con fatturato inferiore a 20 milioni di euro.

 

LE prime 10 

I bilanci civilistici posizionano in cima alla classifica i grandi player della telefonia mobile e fissa, Telecom, Vodafone, Wind Tre, Fastweb, ma  subito dietro sta incalzando  Huawei Technologies Italia, con una crescita fortissima (+46,2% nel 2016, e +23,7% nel 2017) che, come abbiamo scritto sopra, è diversificata in mercati anche molto diversi tra loro.

Scendendo nella classifica troviamo operatori specializzati a vario titolo nel BtoB, tra chi, come BT Italia, si è focalizzata nella vendita di servizi telefonia e internet alle aziende, a chi  gestisce le infrastrutture per la trasmissione dati e voce, quali Sirti, Sielte, Ericsson, Telecom Italia Sparkle.

  1. TELECOM ITALIA                              14.099 €/mln
  2. VODAFONE ITALIA                              6.284 €/mln
  3. WIND TRE                                             6.010 €/mln
  4. FASTWEB                                              1.642 €/mln
  5. HUAWEI TECHNOLOGIES ITALIA      1.565 €/mln
  6. TELECOM ITALIA SPARKLE               1.163 €/mln
  7. ERICSSON TELECOMUNICAZIONI       750 €/mln
  8. BT ITALIA                                                  653 €/mln
  9. SIRTI                                                           651 €/mln
  10. SIELTE                                                        419 €/mln

 

perdite in aumento

Le perdite sono quasi raddoppiate, passate dai 427.149.000 euro del 2016 agli 817.538.000 euro del 2017, ma è un risultato da ritenersi eccezionale, perché ha avuto un peso decisivo la perdita di 2.877 milioni di euro del gruppo Wind Tre, poi sensibilmente ridotta nel 2018.

Nel 2017 sono 136 le aziende che chiudono l’esercizio in utile, e 49 quelle in perdita, tendenza in peggioramento rispetto al 2016 che registrava 147 aziende in utile e 37 in perdita.

 

INDICI DI REDDITIVITA’

Aggregando i bilanci di un campione di società significative, che realizzano nel settore una quota superiore al 50% dei ricavi, si ottiene il bilancio medio settoriale, dal quale vengono calcolati i valori medi di riferimento con cui confrontare le performance aziendali.

  • Il ROE, Return on Equity, è il rapporto tra Utile e Patrimonio netto e rappresenta la redditività per i soci. Il ROE medio nel 2017 è stato del 4,6%, in flessione rispetto al 5,2% del 2016.
  • Il ROI, Return on Investment, è il Risultato operativo (ottenuto sottraendo dai ricavi tutti i costi operativi) sul Capitale investito netto (cioè l’attivo di Stato Patrimoniale al netto dei fondi di rettifica). Rappresenta la redditività della gestione caratteristica. Il ROI medio nel 2017 è stato pari al 6,8%, era il 4,8% nel 2016.
  • Il ROS, Return on Sales, è il rapporto tra il risultato operativo e i ricavi e rappresenta il margine operativo sulle vendite. Il ROS nel 2017 è pari al 2,6%, in leggera crescita rispetto all’1,9% del 2016.

L’EBITDA medio rispetto al fatturato, o ebitda margin, è in leggero calo, e passa dal 7,2% del 2016 al 6,9% del 2017. Per gli operatori di telefonia questi indici assumono valori molto più alti, ed in particolare l’ebitda margin può oscillare tra il 30% ed il 40%.

redditività telecomunicazioni

RISCHIO FINANZIARIO elevato

Il rapporto di indebitamento, o leverage, rappresenta indirettamente la proporzione esistente tra risorse proprie e risorse di terzi utilizzate per finanziare gli impieghi ed è pari al rapporto fra totale capitale investito e il patrimonio netto, misurando il cosiddetto “effetto leva”. Nel 2017 il rapporto di indebitamento evidenzia un valore pari a 2,9, che denota una situazione di squilibrio finanziario, quasi stabile rispetto al 2016 (3,0).

L’incidenza media degli oneri finanziari sul fatturato è stata dello 0,5%, in flessione rispetto allo 0,7% del 2016.

 

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