La classifica delle prime 400 aziende chimiche e farmaceutiche nel 2023

Il comparto chimico

Secondo Federchimica il comparto chimico in Italia ha raggiunto un valore della produzione pari a 66,7 miliardi di euro nel 2022, in crescita del +18,2% rispetto al 2021.

Il 2022 è stato caratterizzato dall’emergenza costi, con una forte impennata dei prezzi del gas ed elettricità  a cui si sono aggiunti gli effetti dell’accelerazione impressa dall’UE agli obiettivi di riduzione delle emissioni,  consistiti in una continua ascesa del costo dei permessi per le emissioni di CO2.

Il comparto chimico si suddivide in chimica per il consumo, chimica di base e fibre, chimica fine e specialistica, il loro peso percentuale, in base agli ultimi dati Istat, è:

Chimica per il consumo (16,7%):

• profumi e cosmetici 10,8%;
• detergenti per la casa  5,9%.

Chimica Fine e Specialistica (43,5%):

• altri prodotti di chimica fine e specialità 19,1%;
• vernici, adesivi e inchiostri di stampa 12,1%;
• intermedi e principi attivi farmaceutici 10,2%;
• agrofarmaci 2,1%.

Chimica di Base e Fibre (39,8%):

• plastica e gomme sintetiche 14,8%;
• organici di base 9,8%;
• inorganici di base 4,7%;
• gas tecnici 4,0%:
• fertilizzanti 2,9%;
• fibre chimiche 1,8%;
• coloranti e pigmenti 1,8%.

Prospettive per il 2023/2024

Per il 2023 è attesa una flessione del -9%, con un recupero di pochi punti percentuali nel 2024, a meno di nuovi incrementi di prezzo dell’energia ed ulteriore deterioramento quadro economico complessivo.

Risultano penalizzate le esportazioni, che pur avevano beneficiato di una crescita di oltre 20 punti percentuali nel 2022, influenzate da una domanda industriale debole a livello mondiale e in calo soprattutto nel mercato europeo.

Anche le importazioni risultano in calo, dove però aumenta significativamente la quota della Cina.

Chimica e sostenibilità

Secondo l’ultimo Rapporto Greenitaly  circa il 60% delle imprese del comparto chimico italiano investe in nuovi prodotti e tecnologie a maggior risparmio energetico e/o minor impatto ambientale.

Gli ambiti di sviluppo sono numerosi spaziano dal riciclo chimico delle plastiche, alle biotecnologie, alla produzione di idrogeno low carbon o rinnovabile, alla progettazione circolare dei prodotti e alla chimica da rifiuti, allo sviluppo di tecnologie innovative per l’efficienza energetica degli edifici, per la mobilità ecosostenibile, per la cattura, lo stoccaggio e il riutilizzo della CO2.

Le aziende farmaceutiche

Il valore della produzione delle aziende farmaceutiche in Italia è stato parti a 49,0 miliardi di euro nel 2022, per una crescita del +42% rispetto al 2021 (fonte Federfarma).

Questo exploit è dovuto principalmente alla performance dell’export (+43%), per un controvalore di 47,6 miliardi di euro, e per oltre il 60% legata a produzioni contro il Covid-19 che probabilmente non confermeranno gli stessi livelli nel 2023.

Il dettaglio per settore merceologico vede prevalere i medicinali, che rappresentano circa l’85% delle esportazioni e il 75% delle importazioni. Le sostanze di base e gli altri prodotti sono il 7,2% dell’export, nonché il 17,5% dell’import. I vaccini, infine, rappresentano circa l’8,2% dell’export e il 7,4% dell’import.

Una nota dolente è rappresentata dal sensibile incremento dei prezzi di tutti i fattori produttivi e delle difficoltà negli approvvigionamenti.

Oltre ai già noti problemi con i costi energetici gli altri costi delle materie prime industriali sono superiori ai livelli di gennaio 2021 del 25-30% e non mostrano significativi segni di inversione.

Ne consegue una forte pressione sui margini delle aziende farmaceutiche con un effetto negativo sulla competitività, rilevata da dati Confindustria e Istat e sottolineata dalla Banca d’Italia nella sua relazione annuale.